venerdì 11 dicembre 2015

Serve tagliare peso ad un dilettante?

Se può essere comprensibile, se non accettabile, che un fighter professionista o, comunque, di alto livello, si sottoponga ad un taglio del peso di un 20% (e non esagero, perché c'è gente che perde, in un mese, anche il 30%), benché tutto ciò sia strettamente connesso a rischi notevoli per la salute, è altrettanto incomprensibile come, giovanissimi atleti che si affaccino al combattimento, possano emulare certe abitudini, sottoponendosi, ancor prima di iniziare seriamente a competere o, poco dopo averlo fatto, il problema di come "tagliare" il peso, per accedere alla categoria inferiore.
Un professionista è chiamato a combattere, dopo un pesante taglio di peso, non prima di 3-4 mesi, se vorrà continuare a misurarsi nella stessa categoria. e non potrà farlo per più di 3-4 volte nel corso di un anno.
Un giovane atleta, immaginiamo di 19-20 anni, sottoponendosi al medesimo "iter", in quanti anni potrà costruirsi un record apprezzabile, in termini di esperienza sportiva?
Un fighter che inizi a calcare il ring o la gabbia a 20 anni, senza infortuni, cinque anni dopo si troverà all'attivo 14-15 incontri, presumibilmente la metà di quanti ne avrebbe potuti sostenere combattendo nel suo peso naturale, magari "accorciato di un 5%, in prossimità dell'appuntamento agonistico
Ovvero, essere 73,5 kg, per arrivare a 70 il giorno dell'incontro, raggiunto in maniera progressiva, nel corso di 2-3 settimane.
In Italia ci sono fighter attivi da 5-6 anni, con una media di 1-2 incontri combattuti all'anno. 
I giovani, per costruirsi un "record" ed una esperienza, devono poter combattere con frequenza. Tagliare grosse quantità di peso, impedisce tutto ciò.
Meglio rimanere nel proprio ambito e destinare queste pratiche (spesso rischiose), a quando, da professionisti, si potrà combattere più raramente, per match solitamente più duri ed impegnativi.
Ma, prima di tutto, combattere. Il taglio verrà dopo.
Se questa pratica continuerà a diffondersi, anche tra i dilettanti, prima che un atleta abbia una "riconoscibilità", occorreranno anni.

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